“Alleanza” e “Prima l’Italia”: Mercimonio in consiglio comunale

riceviamo e pubblichiamo dai gruppi consiliari Alleanza per Catanzaro e Prima l’Italia (opposizione)

Altro che slancio verso il futuro, come Fiorita aveva promesso in campagna elettorale. Siamo, invece, all’accaparramento piratesco delle poltrone, che prelude a un grigio scenario politico cittadino all’insegna degli accordi sottobanco, pur di continuare a galleggiare senza risolvere nessuno dei problemi che affliggono la città.

L’elezione del presidente del consiglio comunale, imposta da Fiorita con la complicità di consiglieri eletti con lo schieramento contrapposto, è quanto di peggio potesse verificarsi.

Si è omessa  ogni salutare mediazione politica e si è proceduto senza il benché minimo rispetto delle prerogative istituzionali dell’opposizione, che in consiglio comunale è maggioranza.

Non è prevalso né il rispetto della volontà popolare né il buon senso, tantomeno l’intenzione di costruire un rapporto leale tra forze politiche, perché su tutto ha avuto il sopravvento  la smania del sindaco di occupare anche gli spazi istituzionali dell’opposizione.

Il mercimonio di consensi che ha consentito al sindaco di eleggersi il presidente del consiglio comunale, getta la città nel passato più cupo.

L’elezione di Bosco è frutto di un accordo tra i consiglieri del sindaco e alcune individualità  che hanno giocato partite personali, politicamente immotivate e perciò preoccupanti. Come minimo, avendo tradito i mandato elettorale, ci aspettiamo che lascino i gruppi d’appartenenza.

Una brutta pagina istituzionale che non promette niente di buono per la città.

Il sindaco, da un lato, fa professione di moralità e  annuncia progetti ambiziosi per il cui conseguimento avrebbe bisogno del sostegno e della convergenza di tutte le forze politiche, alcune delle quali governano la Regione.

Ma dall’altro, però, agisce furbescamente nelle retrovie, inquinando il corretto dialogo tra maggioranza e opposizione.

Lui forse, così facendo, tirerà a campare, ma di sicuro a pagare le spese di questi atteggiamenti prepotenti e impolitici sarà la città.

L’unica città tra quelle al voto a giugno, che per definire la vicenda del presidente del consiglio comunale ha avuto bisogno di ben 5 riunioni dell’assise.

L’ anatra zoppa e  e lo squallido mercato del consenso, di cui è ipotizzabile un  meschino do ut deus del quale occorrerà rendere conto alla comunità,  squalificano la partenza dell’era Fiorita”.

 

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