“Ho salvato la vita di un bimbo: dedico il gesto ad una persona che non c’è più». È giustamente felice di aver restituito alla famiglia il piccolo bengalese che nel pomeriggio di giovedì scorso ha iniziato a stare male in un ufficio immigrati di polizia a Bologna.
«Ho imparato queste tecniche di salvamento per la prima volta alle superiori, l’industriale Scalfaro di piazza Matteotti a Catanzaro – rivela alla nostra testata Marco Tinello, il poliziotto 23enne più famoso degli ultimi giorni – poi ho ripetuto il corso prima nell’Esercito e quindi in Polizia».
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In quei momenti, a Bologna, ha avuto il sangue freddo necessario e la capacità di provarci, nonostante la tenerissima età del bimbo di appena 24 mesi. «C’era molta gente negli uffici, ho preso il piccolo e l’ho portato fuori, assieme ai genitori. Il padre mi fissava implorandomi con lo sguardo – continua il giovane catanzarese – mentre la mamma urlava la sua disperazione. Il bambino era passivo, boccheggiava. Gli ho applicato due manovre diverse risultate inefficaci. Non mi sono perso d’animo e come extrema ratio gli ho provocato il rigurgito. La creatura ha espulso un po’ di liquido proprio nella mia mano: allora ha ricominciato a respirare ed in quel momento ho capito di avercela fatta. Non dimenticherò mai gli occhi di quell’uomo, quasi dispiaciuto di non aver saputo aiutare lui suo figlio. In compenso mi ha stretto la mano ed anche abbracciato. Appena i miei superiori, che ringrazio per la vicinanza – conclude Marco Tinello –, me ne daranno la possibilità tornerò in Calabria per salutare anche il sindaco di Catanzaro che ha espresso il desiderio di ricevermi in Comune e perché no pure per fare un salto nel mio quartiere di Pontepiccolo, dove sono cresciuto». Stavolta in divisa, da eroe di gesti semplici.
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