Carcere di Siano, visita di ‘Nessuno Tocchi Caino’ – VIDEO

RADICALI A CATANZARO

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I responsabili di Nessuno tocchi Caino hanno fatto visita al carcere Caridi di Catanzaro.

BERNARDINI

“Qui ci sono grandi eccellenze come un centro clinico di 7 posti dove arrivano da altri istituti in quantità però dieci volte maggiore ed una piscina per idroterapia dove arrivano detenuti bisognosi  che però non la trovano funzionante”. Sono alcune delle dichiarazioni rese a LaPresse dall’on. Rita Bernardini, pres. dell’associazione Nessuno tocchi Caino, all’uscita dalla visita alla casa circondariale ‘Caridi’ di Catanzaro. “ Purtroppo il sistema non funziona a livello centrale – ha aggiunto – abbiamo incontrato tantissimi detenuti incompatibili col sistema carcerario. La magistratura di sorveglianza non è capace di gestire il trattamento del singolo detenuto e si limita a respingere tutto. Nonostante il quadro poco buono mi sento di poter elogiare la direttrice Paravati e la Polizia penitenziaria per come riescono a gestire con tante lacune oggettive questo istituto dove – ha concluso – c’è per esempio una pasticceria eccezionale guidata da uno chef vero che si dovrebbe implementare”.

D’ELIA

“E’ un reperto archeologico, siamo in una dimensione fuori dal tempo: a questo punto della storia dei diritti umani questa struttura nulla hanno a che fare con la vita, con la sicurezza.” Lo ha detto Sergio D’Elia, ex deputato radicale oggi segretario dell’Associazione “Nessuno tocchi Caino” che ha visitato la casa circondariale ‘Ugo Caridi’ di Catanzaro assieme alla presidente on. Rita Bernardini.  “Va trovato qualcosa di meglio e nutro fiducia nella ministra Cartabia che quanto meno culturalmente – ha ribadito – parla di una dimensione diversa, quella di una giustizia riparativa: qui però non si ripara nulla, qui si distrugge”.

CANINO

“La nostra presenza come Associazione Nazionale ANPVU oltre a segnare un punto di vicinanza con le priorità di Bernardini e D’Elia a sostegno dei più deboli, è dovuta anche per rispolverare una circolare di dicembre 2016 firmata dall’ex Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (DAP), Avv. Santi Consolo, con cui si autorizzava il via libera alla diffusione delle e-cig, con e senza nicotina, negli istituti penitenziari, sia nei locali pubblici o aperti al pubblico che nei pubblici uffici. Le difficoltà però sono insorte nel momento in cui si non si è riusciti a trovare un modello idoneo con le misure di sicurezza delle carceri.

Oggi, però, il mercato offre varie tipologie di device, che potrebbero essere idonei con le misure di sicurezza degli istituti penitenziari. Progetti analoghi sono già stati avviati con successo in Francia e Regno Unito ed auspichiamo che anche in Italia la situazione possa sbloccarsi al più presto in quanto la sigaretta elettronica allevierebbe i danni per la salute sia dei detenuti ex fumatori che dei loro compagni di cella, costretti fino ad oggi ad intossicarsi respirando il fumo da combustione, sia del personale amministrativo.

 

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