Una finestra sugli uomini e le donne che incontriamo ogni giorno per strada. E che malgrado le dannate-benedette mascherine riusciamo ancora a distinguere e salutare.
A Catanzaro Lido uno dei personaggi tuttora più conosciuti e stimati è Ariosto De Vito. Il nome di ispirazione letteraria non tragga in inganno perché in realtà la sua vita è trascorsa tra i numeri della banca (BNL) di cui è stato apprezzato funzionario nella sezione titoli e borsa e le geometrie di gioco.
Infatti, se di passioni dobbiamo parlare, queste sono altre ed hanno la forma circolare.
Rotondo era il pallone con cui ebbe una buona carriera dilettantistica (per un lavoratore dipendente già un successo) mancando per un soffio il salto nei prof; rotonde sono le padelle con cui si ritrova ancora oggi protagonista in mezzo a tanti amici.
CALCIO
Come scrive Pino Della Torre in uno dei suoi libri dedicati alla Marina, Ariosto De Vito fu uno dei perni dell’Us Catanzaro Lido. Sotto la guida del prof. Luigi Mazzacua la squadra vide esplodere numerosi ragazzi tra cui questo possente terzino sinistro che avrebbe comunque voluto e potuto sfondare anche nel professionismo. Obiettivo che sembrava a portata di mano quando nel 1971 Seghedoni lo fece debuttare a Brindisi in Coppa Italia ma poi non lo convocò con la prima squadra. Distrutto psicologicamente Ariosto si trasferì prima a Soverato poi alla Vibonese divenendone pedina fondamentale, poi capitano e quindi allenatore. Qui trovò Franco Cittadino con il quale contribuì a valorizzare tantissimi giovani calciatori.
Giocando a Vibo contribuì, investendo parte dello stipendio, alla nascita della Nova Lido, lanciando Egidio Belfatto per poi portarlo in serie D nella Vibonese. Successivamente dopo una serie di fusioni formò nel 1980 la Nuova Lido, chiamando in squadra Emilio Barone e il forte portiere Nistico che avevano smesso, con De Vito, di giocare nella formazione rossoblu tirrenica.
Per un problema di campanilismo locale ebbe una discussione con l’amico Pino Panzino che lo portò ad abbandonare il mondo del calcio dedicandosi a quello della pesca.
CUCINA
Oggi De Vito coltiva una delle passioni più goderecce: la cucina. E da buon marinoto non si accontenta di sedersi a tavola, ma sfoga ai fornelli tutta la sua abilità. Profondo conoscitore del mare e del pesce, Ariosto compra il migliore pescato – che un tempo usciva a procurarsi da solo in barca – lo pulisce e lo cucina all’altezza dei migliori cuochi del comprensorio. Antipasti con legumi, squisiti primi allo scoglio, spaghetti al nero di seppia; pepate di cozze solo per contorno, morzello di baccalà e poi il trionfo con la fritturata finale. Un tripudio di gusto e genuinità che periodicamente investe gli amici in qualche casa privata o al più comodo dopolavoro ferroviario.
Nelle foto: Ariosto con la De Martino a Napoli e davanti ad una padella sfrigolante
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