“Addio Fortunato Lo Giudice, bella figura di catanzarese vero”

di Franco Cimino

Non ce l’ho fatta. E non per proteggermi dal Covid evitando “ assembramenti”, ché questa volta, pur nel rispetto delle regole e della prudenza, avrei “ sfidato”. È che, fuori città dal primo mattino, sono arrivato in cima alle scale del Conventino quando i suoi funerali erano da poco finiti. E me ne sono dispiaciuto tanto. Benché non avessimo una frequentazione amicale assidua e da molto tempo neppure ci si sentisse, la scomparsa di Fortunato Logiudice mi ha sinceramente addolorato.

Di lui in queste ore sono state dette e scritte molte cose, tutte giuste e belle. Anche del suo impegno diretto in politica che, in verità, aveva intrapreso, anche con la breve ma produttiva presenza in Consiglio Comunale, più per la passione trascinante del mitico Gaetano Corsi, autentico condottiero di Gagliano, cui ha dedicato battaglie davvero epiche, che non per scelta preferenziale o esclusiva. Per il suo impegno in politica giocava molto anche la sincera fede nella Democrazia Cristiana, partito che non lasciò mai, neppure dopo la sua “ chiusura” a metà anni novanta, e la sincera ammirazione per uomini grandi quali Pucci e Pujia e Misasi, i calabresi, o Moro e Fanfani e Andreotti.

Questa passione, discreta e gentile, egli preferì sostenerla in quella della moglie Ida Corsi, donna intelligente e combattiva al pari del fratello, per anni consigliera e assessora comunale e nell’impegno politico della adorata figlia Stefania, ragazza molto intelligente e capace, anch’ella consigliere e assessora comunale.

Per tutti loro si spendeva totalmente, facendosi in quattro nelle campagne elettorali, sempre vincenti. Per il resto, la Politica fu sensibilità profonda e coscienza libera. E intelligenza. Tutte qualità, che Nino impiegava per guardare la realtà senza strumentalizzazioni e senza paraocchi. Era schietto e sincero, mai si nascondeva nella ipocrisia e nell’inganno.

Leale e corretto con tutti. Aveva quel sorriso aperto e quegli occhi da fanciullo che ti catturavano, tanto ti davano sicurezza e amicizia. La sua casa era sempre aperta, per tutti. Lo era per spontaneità familiare e per quelle necessità diplomatiche che la politica richiedeva, specialmente nelle fatiche politiche delle due “ politiche” di casa.

Ma Nino, poi, si aggiungeva, con discrezione e familiarità, e quella tavola, ricchissima di piatti e di affetto, diventava davvero luogo dell’incontro tra persone buone e generosamente accolte. Ma anche il bel “ simposio “ della simpatia( la sua era notevole) e della gentilezza. Dei discorsi profondi e delle conversazioni leggere.

Educato e riservato, lasciava spazio ai più “ parolari”, io tra questi. Ascoltava tutti i suoi ospiti con rispetto, e tanta attenzione offriva a quanti lo affascinavano con i contenuti e la qualità della propria persona. Era umile e generoso. Amava la famiglia e in essa la moglie.

E quelle sue due ragazze che lo ricambiavano anche con la stima più profonda verso quel padre davvero esemplare. Fortunato Logiudice era anche un bel catanzarese, non solo nell’aspetto, a cui aggiungeva l’eleganza del vestire originale e sportivo. Lo era anche nei sentimenti verso la Città tutta.

Amava la natura, il mare e la campagna e anche i piccoli monti alle spalle di Catanzaro. La respirava tutta, la natura, e di essa ne sentiva il profumo, come quel brandy che a fine cena lentamente degustava nell’ascolta dell’amicizia e del suo cuore silenzioso e puro.

 

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