Parco di Catanzaro Lido di nuovo popolato a festa, invaso da bimbi e famiglie per un pomeriggio spensierato all’aria aperta, dimenticando (per qualche ora) pandemia e guerre. Un luogo di ritrovo ideale per il centrosinistra che si appresta a sferrare l’attacco elettorale a Palazzo De Nobili. Tra gazebo e musica anche la politica con l’intervento del candidato Nicola Fiorita. Ecco i concetti espressi.
Fiorita
“E’ un Primo Maggio diverso quello che celebriamo oggi. E’ un Primo Maggio che ha il volto dei bambini ucraini sfigurati e uccisi dalle bombe, delle donne stuprate, dei ragazzi in divisa mandati al macello, dei cadaveri gettati nelle fosse comuni.
Eppure, il grido alla pace che si alza dal mondo del lavoro è uno straordinario messaggio di speranza, perché viene dalla parte migliore della nostra società, donne e uomini che con la loro fatica quotidiana mandano avanti il Paese e assicurano un futuro alle loro famiglie.
Non sappiamo quando finirà questa assurda guerra, ma sappiamo che prima o poi dovrà finire e che al linguaggio delle armi dovrà sostituirsi il linguaggio del dialogo e della pace.
La guerra non è poi così lontana. All’inaugurazione della mia campagna elettorale, ho voluto sul palco due donne ucraine che con il loro commovente racconto ci hanno fatto capire l’intensità della tragedia che si sta consumando.
I colori e le note di questa festa sono una grande risposta ai signori della guerra, all’immagine dei missili e dei carri armati contrapponiamo la forza della musica e dell’arte, del linguaggio universale che parla di solidarietà e di convivenza tra i popoli.
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Ma questo Primo Maggio a Catanzaro ha anche il volto delle lavoratrici e dei lavoratori della Siarc, della Abramo Customer, della Abramo Printing e di tutti coloro che hanno perso o rischiano di perdere il proprio posto di lavoro.
Abbiamo calcolato che negli ultimi quattro/cinque anni a Catanzaro oltre 1500 posti di lavoro si sono persi o sono fortemente a rischio.
Una situazione ancora più pesante se ci affianchiamo la precarietà del sistema sanitario privato – messo in ginocchio da discutibili azioni della Regione e dell’Asp come nel caso della vertenza S. Anna Hospital – e del sistema degli Enti Locali (si pensi al drammatico ritardo nel pagamento degli stipendi della Provincia).
Un calcolo arrotondato per difetto restituisce che sono venuti meno quasi tre milioni di euro al mese di stipendi, generando una contrazione dei consumi, alimentando un’ulteriore crisi nel settore del commercio e della ristorazione, già messi in ginocchio dalla pandemia.
E’ questo il vero volto della crisi di Catanzaro che si consuma nell’indifferenza generale e, soprattutto, di una politica tutta avvitata su sé stessa a tessere trame ed alleanze invece di affrontare le questioni vere.
E’ questa la ragione vera e principale dell’inquietante emigrazione giovanile che vede oggi centinaia di ragazzi catanzaresi ogni anno cercare occasioni di lavoro e una vita migliore in altre realtà italiane e dell’estero.
Mi si chiede spesso: cosa può fare il Comune per il lavoro, visto che non ha competenze dirette? Intanto, non può limitarsi a bandire qualche concorso per poche decine di fortunati.
Troppo facile limitarsi a questo. Il Comune ha un grande potere di iniziativa politica che non è stato per nulla utilizzato in questi anni.
Ci sono grandi spazi di manovra.
Intanto, va rimessa in moto una Città dolente e immobile che deve tornare ad essere attrattiva di nuovi investimenti, piccoli e grandi.
A Catanzaro devono tornare le persone, attratte da funzioni e servizi innovativi capaci di generare flussi di consumi a beneficio del commercio e della ristorazione.
Ci sono spazi occupazionali in
*sanità e nell’assistenza alle persone.
*produzione e nella gestione delle energie rinnovabili.
*messa a punto del sistema di trasporto metropolitano.
*industria del turismo e nella cura dei contenitori della creatività culturale.
*tutela dell’ambiente, a cominciare da un uso originale e produttivo delle nostre meravigliose pinete e dalle Dune di Giovino.
*sistema del food e dell’artigianato.
*innovazione tecnologica, delle comunicazioni, della logistica.
Ma i posti di lavoro non si promettono, si creano, si generano, si riservano alla meritocrazia e non alla clientela.
C’è anche bisogno di puntare sulla formazione di qualità in maniera da avere in ogni settore giovani di alta professionalità.
Io rilancio la proposta dell’istituzione nella prossima Amministrazione di una task force sulla occupazione, costituita permanentemente dal sindaco, dalle organizzazioni sindacali, dal terzo settore e dalle associazioni di categoria, dalla Camera di Commercio, da Confindustria.
Non una semplice commissione “contemplativa” che si limiti a monitorare, ma un tavolo di lavoro che svolga un ruolo attivo nelle vertenze, adottando iniziative forti nel confronto con il Governo e la Regione, che studi soluzioni, che proponga nuove iniziative.
Sarà questa la sfida più difficile e ardua per chi andrà a governare la Città.
Promettere miracoli sarebbe immorale.
Promettere un impegno totale perché s’inverta l’attuale desolante situazione è un dovere, lavorare per garantire il “pane e le rose” è il nostro impegno”.
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