Trentasette protagonisti hanno stregato il pubblico che non ha risparmiato gli applausi commuovendosi in diversi momenti dello spettacolo.
“Nel 1978-79 un signore di nome Enzo Corea lavorava in una radio cittadina in cui realizzò dei radiodrammi, – riferisce Salvatore Emilio Corea – un giorno pensò di realizzare un lavoro su Catanzaro. Si chiamava Sanguinis Effusione, che non riuscì a portare a termine. Mi restò in eredità un manoscritto, da quell’uomo che era mio padre, con delle parti scritte a macchina ed altre a penna di suo pugno; da li uscì il primo quadro di questo spettacolo, sulla stessa falsariga ho continuato il lavoro, con l’ausilio di Gaetano Pensabene, Francesco Caiazza e lo ho corredato di alcuni brani sulla guerra scritti da Franco Corapi che già avevamo usato per un testo precedente.
Sanguinis Effusione è per noi importante in quanto abbiamo portato un inedito in una rassegna significativa per la città, quale è stata Buon Compleanno Catanzaro, uno spettacolo scritto apposta per l’evento in cui dei bambini, dei ragazzi, degli attori hanno recitato pensando di mettere in scena Enzo Corea”
La storia di Sanguinis Effusione
Con lo spettacolo Sanguinis Effusione si è inteso celebrare sei secoli dopo quell’epica vicenda, rievocando nel titolo il motto in calce allo stemma con l’effigie dell’aquila imperiale che lo stesso Carlo V concesse ai catanzaresi: non un mero feticcio araldico, ma un importante suggello di autonomia, un lusso nel contesto storico in cui la vita delle città era perennemente appesa al filo dei saccheggi e delle razzie del primo esercito che passava.
La storia dell’assedio, così come riportata da varie fonti storiche, è stata naturalmente coniugata dai teatranti in una partitura drammaturgica che ha messo le persone, i sentimenti, le emozioni davanti alla cronaca storiografica; non è sfuggita la cruda traduzione del motto “con spargimento di sangue”, né la consapevolezza dell’equivalenza tra un padrone spagnolo e un padrone francese.
Il racconto ha scelto il punto di vista dei bambini, delle donne, quelli che le guerre le patiscono senza stare in prima linea, alternando il lessico popolare in vernacolo col lessico storico in lingua, la sfera emotiva del gioco con quella della tragedia.
“Lo spettacolo è dedicato ovviamente a tutto il pubblico in sala che ha il dovere di ricordarsi di essere discendente da quegli uomini e quelle donne che sei secoli or sono hanno versato il sangue per la catanzaresità e per l’orgoglio di essere calabresi. Un orgoglio che spesse volte si umilia e ci umilia. Ed è qui – continua Corea nel suo discorso finale – che chiedo a tutti voi di ricordarvi che l’essere uniti è indispensabile e lo chiedo sia alle associazioni culturali, che alla politica, che ai cittadini, Catanzaro è una sola dal mare alla montagna e se sappiamo viverla e curarla ci possiamo anche accorgere che è bellissima”
I protagonisti
I Giovani attori della Scuola di Teatro Enzo Corea che hanno partecipato allo spettacolo: Gaia Gigliotti, Giorgia Mirante, Giulia Petrolo, Ilaria Ranieri, Ludovica Cosenza, Maria Mangiacasale, Mariafrancesca Di Marco, Marta Matera, Martina Lanciano, Matilde Abronzino, Nairi Montesano, Pancrazio Marino, Swami Silipo
Le Ragazze e i Ragazzi del Teatro di MU: Alessia Ranieri, Carlotta Abronzino, Chiara Impresa, Davide Colicchia, Francesco Caiazza, Giorgia Longo, Giorgia Teti, Laura Zinni, Marianna Greco, Valentina Mazzei
La Compagnia dei Piccoli di Edizione Straordinaria: Andrea Cavur, Elena Argentieri Piuma, Elisa Maria Argentieri Piuma, Francesca Marani, Gaia Anzalone, Giorgia Colosimo, Giorgia Pietramala, Giorgia Procopio, Gregorio Muleo, Sofia Trovato.
Gli Attori della Compagnia del Teatro di MU: Pasquale Rogato, Mia Carmen Talarico, Gaetano Pensabene, Giuseppe Perrotti Direttori di scena: Giuditta Panaro, Massimiliano Rogato. Luci e Audio: Kalisfera di Gregorio Fera Costumi: Mia Carmen Talarico Regia Salvatore Emilio Corea e Claudia Olivadese
“Un momento sublime di spettacolo – riferisce il presidente dell’associazione Catanzaro è la mia città Francesco Vallone– che ha emozionato tantissimo tutti i presenti e che ha espresso appieno l’orgoglio di essere catanzaresi. Mi piacerebbe tantissimo rivederlo sia nelle sale che per le varie scuole cittadine, perché facciano innamorare le future generazioni di quella che è la propria storia e soprattutto, faccia comprendere quanto di buono riescono a fare personaggi come Salvo Corea che spendono la propria vita per la Cultura”
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