“Moro, un altro 9 maggio di assenza assordante”

Un altro 9 Maggio incede tra di noi e contempliamo, non solo la desolazione, bensì il vuoto, a fronte di una politica che non c’è, ed in luogo dell’assenza di statisti credibili o, soprattutto, autentici.
Avventurarmi in polemiche in questa giornata triste, non mi viene affatto per la mente, poiché siamo in presenza di un triste anniversario, il quale fa coincidere l’inizio della fine.

Fine di tutto, non solo di un Partito, bensì di una visione, di un’interpretazione, di una rappresentazione e poi – già poi..- il ‘canto del cigno’ di una grandezza del nostro Paese, della sua relativa ed autorevole credibilità, oltre al connesso suo ruolo di media potenza militare, diplomatica, politica ed economica.
Con il Presidente Moro muore tutto ciò, inesorabilmente, al pari di un’ onda anomala calante, la quale investe la battigia marina, per poi spazzare via ciò che incontra: finisce un periodo di proficua positività ed anche la cosiddetta ‘grazia di stato’!

Certo era a ciò che si mirava da parte dei poliedrici complottisti -e del commando dei sovversivi brigatisti eterodiretti- eppure lo Stato non solo non si adopero` per liberarlo, ma di colpe – e che colpe- persino noi democristiani ne avemmo e ne portiamo ancora le conseguenze -sulle nostre spalle, seppur con dignità e responsabilità diverse e differenti, a seconda dei casi- o anche, le inevitabili omissioni, intese pure come quelle di soccorso.
È e sarà la vita, la nostra storia, ma soprattutto, la nostra dignità a scivolare nell’oblio, senza la sua guida illuminata ed illuminante, senza la sola presenza di Moro stesso, a richiamare tutti e ciascuno, nei ranghi propri e a favore dello Stato -da noi fondato in primis- ovvero l’Italia post guerra.

***

Finì, quel 9 maggio ’78, l’incanto di un dialogo costruttivo – benché tra alternativamente diversi e falsamente concorrenziali (mai il PCI da Togliatti a Natta, avrebbe potuto, giustamente e fortunatamente, prendere il potere in un Paese come il nostro, il quale secondo gli accordi di Yalta, sarebbe dovuto restare nel campo occidentale e democratico, quindi non soggetto ai sovietici e ai partiti ad essi ideologicamente affini)- epperò, prima si appannò, in seguito si disintegrò, lo sforzo miracoloso -un vero e proprio capolavoro politico- prodotto da lui, l’immenso Presidente Moro.
Che resta di ciò: ormai niente, solo il ricordo, un bellissimo ricordo!

E poi io, sempre io, pure da solo, ma con coerenza, con determinazione – quasi al limite della testardaggine- e con un amore sconfinato fino al mare che si interseca con il cielo, nel portare il nostro verbo laico, ancora oggi, più che mai convinto ed orgoglioso di essere da sempre, ogni giorno fino alla fine, un democristiano, così come ci ha insegnato lui.
Già, sono e sarò questo, perché altro non sono, né vorrei essere…senza crisi di identità, senza coerenza, perciò privo di moralità.
Non è poco, è tanto, è tantissimo, ovvero il tutto nel tutto.

Vincenzo Speziali, democristiano

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