Ora che il presidente della Repubblica è stato (ri)eletto, a Catanzaro il centrodestra deve sbrigarsi a concertare un candidato o una candidata.
Salvini, col suo decisionismo a volte avventato, aveva detto a novembre che entro Natale la Lega avrebbe espresso il suo nome. Ma poi l’elezione di Mancuso a presidente del consiglio regionale aveva attenuato ogni fretta.
Spintoni e contro-spintoni a livello nazionale fra i partiti della coalizione, assorbiti tutti dalla ‘spugna’ politica di Berlusconi, hanno tirato la corda fino alle elezioni del Quirinale cui lo stesso leader ha aspirato fino a qualche giorno fa.
Ora che i giochi sono fatti i tempi sarebbero maturi per concentrarsi sulle candidature locali. E non c’è solo Catanzaro.
Ma qui nel capoluogo di regione calabrese il centrodestra che esce sfilacciato dalle varie chiame dei grandi elettori prende corpo una candidatura autonoma capace di mandare a carte quarantotto ogni discorso fin qui sostenuto.
E che di riflesso si riverbera anche sulle strategie del centrosinistra che già ne annovera tre (Fiorita, Casalinuovo e Donato, gli ultimi due da civici).
Lo strappo violento di Giorgia Meloni contraria alla rielezione di Sergio Mattarella ha di fatto rotto la compattezza del centrodestra fin qui fiore all’occhiello e punto di forza nelle varie occasioni.
Questo significa che, se non interverranno mediazioni o accordi diversi per gli appuntamenti territoriali, a Catanzaro Fratelli d’Italia potrebbe fare la voce grossa.
Il partito della Meloni potrebbe infatti candidare autonomamente Wanda Ferro, vicepresidente del gruppo alla Camera, e da sempre indicata come profilo perfetto per la guida della città capoluogo.
Ipotesi da dopo elezioni. Domani l’ennesima cena o incontro con il cavaliere potrebbe rimettere le cose a poste. Oppure no.
Intanto sui Tre Colli l’idea del primo sindaco donna appare realistica; sicuramente più del primo presidente donna della Repubblica.
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