“Gli atti depositati si compongono di più di 40mila pagine, di cui 32.561 sono quelle che si riferiscono al contenuto del cellulare della dottoressa Pedri.
Dall’analisi del contenuto va subito affermato, senza timore di essere smentiti, che non emerge alcuna indicazione proveniente dalla dottoressa Pedri o da altri circa atti intimidatori, vessatori o violenti riconducibili al dottor Tateo e da lei subiti”.
Così l’avvocato Salvatore Scuto, legale di Saverio Tateo, l’ex primario del reparto di ginecologia e ostetricia del Santa Chiara di Trento, la stessa unità operativa in cui per tre mesi ha lavorato Sara Pedri, la ginecologa forlivese di 32 anni di cui non si sa più nulla dal 4 marzo scorso.
Tateo e la sua vice, Liliana Mereu oggi in servizio fuori regione, sono indagati dalla procura per presunti maltrattamenti e abuso dei mezzi di correzione ai danni di 14 professionisti sanitari, tra cui la stessa Pedri.
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“Nessuna vessazione, anzi esiste un sentimento di personale insoddisfazione che accompagna la dottoressa Pedri in ogni contesto lavorativo in cui si è trovata – continua l’avvocato Scuto -. E ciò sembra del tutto indipendente dalle persone con cui la stessa ha collaborato, in quanto pare nascere dalla scelta dell’ambito professionale e da un vissuto particolarmente complesso”.
A sostegno della difesa, tante chat con le colleghe dell’università di Catanzaro dove si era specializzata, con la sorella ma anche con il fidanzato. “‘Non credo sia il mio posto, così come non lo era Catanzaro’ scrive la dottoressa Pedri – evidenzia l’avvocato Scuto -.
Oppure scrive: ‘Mollo e vado gratis in qualsiasi centro Pma, almeno sono felice’. E ancora: ‘Il problema è che io lo sapevo anche prima che cosa volevo fare. Ma mi ha fatto paura la disoccupazione e così ho fatto la scelta sbagliata’.
La dottoressa Pedri nel quadro emotivo che delineano i messaggi riportati si trova a non avere il coraggio di scegliere di interrompere quell’esperienza lavorativa.
La giovane ginecologa viveva un disagio “nel periodo appena precedente la sua scomparsa, un disagio non certo frutto del rapporto con dottor Tateo, come viceversa univocamente fino ad oggi narrato dagli organi di stampa”. (Lapresse)
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