riceviamo e pubblichiamo da Vincenzo Speziali*
Attraverso una chiacchierata con un collega di cui riconosco meriti politici e al quale sono legato da sincera amicizia -personale e familiare- cioè Lorenzo Costa, del tutto casualmente, ho scoperto che l’on.le Rosario Olivo – altro galantuomo di cui mi onoro ad avere reciprocità di rapporti affettuosi e di stima- è rimasto male, di un suo ‘coinvolgimento’, in una querelle tra me e un altro amico, ovvero Fabio Guerriero.
Difatti, durante un confronto dialettico ad inizio maggio, improvvidamente Guerriero mi riprese: dico improvvidamente, in quanto seppur sono un essere umano, quindi perfettibile, notoriamente -in virtù della mia democristianità- appartengo alla categoria dei più perfetti tra i perfettibili e poi, perché, modestamente, ho un cervello meglio di Google e se per questo, non solo meglio di un motore di ricerca (noblesse oblige!).
Dissi a Guerriero, allorquando mise in dubbio eventi storici e i relativi ruoli ricoperti dagli ‘attori’, all’epoca dei fatti inerenti la discussione di specie -per di più senza consultare i supporti informatici, perciò citando a memoria (e essa non mi fa difetto affatto!)- chi vi fosse a capo della Giunta Regionale, tra il 30 Dicembre 1987 e l’1 Febbraio 1992, cioè Rosario Olivo.
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Quest’ultimo, nell’esercizio delle sue funzioni, dovette firmare i pareri sulla tripartizione della originale provincia di Catanzaro (comprendente anche i territori di Vibo Valentia e Crotone), in base alla normativa vigente e non in deroga, nel caso in cui non lo avesse adempiuto.
Rimane, perciò, un atto non di indirizzo della sua Giunta, bensì dovuto, però ci tengo a precisare per l’ennesima volta come ho, solamente, compiuto una precisa, inoppugnabile e reale, ricostruzione storica, pur a fronte di insolenze che qualcuno ha creduto di indirizzarmi sotto un aspetto razzistico -in quanto al sottoscritto si è dato del turista (pure da esperti del ramo faunistico circense) solo perché ho moglie e figli libanesi (ma con doppio passaporto) i quali talvolta vado a trovare a Beirut, quando loro non vengono qui da me e a casa propria- oppure, sempre a me, ci si è permesso di contraddirmi su fatti e date, quando è risaputo urbi et orbi, che mai propalo amenità e imprecisioni.
Non me ne si voglia, quindi, di aver ribadito pure la chiosa finale del precedente capoverso (e, chiaramente, anche il resto di cui sopra), pur dolendomene, di aver arrecato un dispiacere -frutto di mala interpretazione (financo strumentale e speciosa) da chi ha voluto speculare- e colgo l’occasione, per ristabilire una maggiore chiarezza politica, storica e culturale, ma soprattutto per riconsigliare quanto sia opportuno non contestarmi falsamente, perché ho compreso di non avere lo stesso carattere di Arnaldo Forlani, Angelo Donato e Donato Veraldi, di cui con orgoglio sono pupillo, bensì di Ciriaco De Mita, Amintore Fanfani e Francesco Cossiga, con i quali sono stato amico e che non la mandavano a dire… garbatamente!
- democristiano, ex Udc
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